Proprio la sera prima, in sogno, Sarai aveva fatto una nuotata in mare insieme a Lazlo e aveva trovato una bottiglia che galleggiava con dentro un messaggio. L’aveva vista ondeggiare in una macchia di fluorescenza, l’aveva scossa per far uscire il foglio arrotolato e aveva letto:
“Tanto tempo fa, c’era un silenzio che sognava di diventare una canzone, poi ho trovato te e adesso ogni cosa è musica.”
DOVE ERAVAMO RIMASTI
Il Sognatore si è concluso con una serie di colpi di scena ben assestati: un’ancora della fortezza a forma di serafino è esplosa, e questa si è inclinata minacciosamente su Pianto. Lazlo ha scoperto di essere un mesarthim per metà, quindi di poter modellare il mesarzio, il metallo dalle proprietà divine di cui la fortezza è fatta. In seguito allo sbilanciamento del Serafino, la sua dolce metà è precipitata su Pianto e morta conficcata in un cancello. Minya, la feroce bambina con l’esercito di fantasmi, ha acconsentito alla disperata richiesta di Lazlo di trattenere sulla terra il fantasma di Sarai, con un prevedibile effetto collaterale: da quel momento Minya avrà il pieno controllo delle azioni di Sarai e potrà disporne come un burattinaio con la sua marionetta. Fatto che ai due amanti sembrerà poco migliore della morte.
LA VENDETTA DI MINYA
Minya è l’unica tra i figli degli dèi ad avere ricordi ancora vividi del Massacro, avendo lei stessa salvato gli altri dal coltellaccio di Eril‒Fane: il suo proposito di vendetta ai danni del Massacratore degli Dèi è solido come il metallo. Nell’assoggettamento di Sarai vede finalmente una possibilità: Lazlo la porterà a Pianto in groppa a Rasalas, il cavallo di metallo, insieme al suo esercito di fantasmi, per assestare un attacco a sorpresa ai suoi abitanti; e non potrà rifiutarsi, pena la scomparsa dell’anima di Sarai. Lazlo non ci sta ad assecondare questi propositi sanguinosi, lui che agli abitanti di Pianto deve tanto; e con l’aiuto degli altri escogiterà un modo per mettere temporaneamente KO la dispotica bambina, fintanto che non troveranno un argine sufficientemente potente alla sua ira.
L’ANOMALIA
Convinta che il male possa essere estirpato dall’inconscio di Minya, Sarai si servirà del suo potere per visitarne i sogni. L’immersione nella mente di Minya, che ogni notte negli incubi rivive il giorno in cui Eril Fane piombò nella Fortezza per vendicarsi, è il capitolo più interessante del romanzo. Ѐ questa l’occasione anche per sbirciare a quell’evento di cui abbiamo conosciuto solo le conseguenze; e, com’era facile immaginarsi, qualcosa non quadra. Nelle maglie larghe e imprevedibili dei ricordi di Minya, si manifesta un’anomalia.
Mentre si guardava intorno, [Sarai] notò un’anomalia. Ogni volta che tentava di girarsi verso la porta ‒ l’unica che dava nel corridoio ‒ c’era una sorta di… interruzione della visione, come se i suoi occhi stessero saltando qualcosa. Si ritrovò a battere le palpebre tentando di mettere a fuoco, ma era come se nel paesaggio del sogno vi fosse un’area offuscata, come un vetro appannato. […] Quello era il sogno di Minya. Se stava nascondendo un segreto, era il suo segreto, ed era la sua mente a mantenerlo tale.
Un mistero sepolto negli incubi della bambina: un segreto anche per lei stessa, forse un trauma rimosso. Di che si tratti, è una scoperta che lascio al lettore, limitandomi ad constatare la bontà dell’evoluzione del personaggio. Non che abbia mai considerato Minya più di quello che è, una vittima: ma il background immaginato dalla Taylor ha fatto della bimba cenciosa con gli occhi di scarafaggio del primo romanzo una creatura che, più che odio, provoca biasimo.
LA DEA DEI SEGRETI
I ricordi di Minya ci riservano anche un’altra novità: il ricordo di una nuova dea che ha abitato il Serafino con Skathis, Isagol, Letha e gli altri. Nel Sognatore apprendiamo che i Mesarthim ingravidavano le donne di Pianto, per poi cancellare loro la memoria dopo il parto. In Musa degli Incubi scopriamo che i bambini nati da quelle unioni, quando rivelavano i loro poteri, venivano prelevati dalla nursery e portati via da Korako, la dea dei segreti. La storia di Korako, consegnataci a piccoli bocconi fin dal prologo, fa luce sul destino di quei bambini magici, svelandoci con quali subdoli espedienti Skathis, il dispotico padrone della Fortezza, ha costruito il suo regno del terrore.
UNO SQUARCIO NEL CIELO
In realtà il compito di riferirci la storia dei Mesarthim e del loro complesso mondo d’origine è affidato a Thyon Nero e ai pochi Tizerkane rimasti in città. In una biblioteca sotterranea riemersa dopo l’esplosione dell’ancora, il figlioccio d’oro scopre un prezioso testamento di Mesaret, che contiene un’importante informazione. Laini Taylor dà, in questi capitoli, il meglio della sua capacità di world-building, operando un’originale sintesi tra miti angelici ed elementi di fantascienza.
Il mito racconta che dodici serafini, scelti tra i migliori e più brillanti della schiatta, attraversarono il cielo perforandolo, con il proposito di aprire dei portali e “cucire insieme, con la loro luce, tutti i mondi del Continuum”. Esistono quindi molteplici mondi oltre a quello in cui vivono i nostri personaggi, e i serafini avevano la missione di unirli con la magia. Uno di questi era Mesaret, il mondo con lo straordinario metallo blu che rendeva la sua gente simile agli dèi. Ambiziosi e potenti, i Mesarthim costruirono aeronavi di metallo blu ed estesero il loro dominio attraverso i portali spalancati dai serafini. Da uno di essi è arrivata la temibile fortezza a forma di serafino che ha sottratto il sole a Pianto. E dallo stesso squarcio nel cielo giunge ora una nuova minaccia.
SORELLA PERDUTA
La serie ha una spiccata componente romance, come dicevo. Sebbene fosse doveroso dare a Lazlo e Sarai un po’ di tempo per conoscersi, è evidente che le prime duecento pagine di Musa risentano dell’andamento languido dato dalle effusioni dei due amanti; quindi è lento, spossante. A rimettere in moto l’azione è il villain; benché, ancora una volta, di villain non si tratti, ma di un personaggio a tutto tondo, con una sua profondità e un motivo. Nova ha attraversato decine di mondi con il proposito di sottrarre sua sorella Kora alla schiavitù di Skathis; per apprendere, una volta giunta nel Serafino, che la dea dei segreti è morta sotto il Massacro di Eril‒Fane. Questo prevedibilmente scatenerà le sue ire, costringendo la Musa degli Incubi a esercitare ancora una volta il suo potere di medium dei sogni.
MUSA DEGLI INCUBI, MEDIUM DEI SOGNI
Tutti i i personaggi del romanzo affrontano un percorso di auto consapevolezza, e alla fine non sono più gli stessi di prima (due su tutti, Thyon Nero e Minya), ma è Sarai che ha l’evoluzione più efficace: da ispiratrice di incubi, a morta, a fantasma, a medium dei sogni, in Musa la ragazzina spaventata e sottomessa del Sognatore non esiste più, e al suo posto troviamo un’eroina dell’empowerment con tutte le fragilità del suo essere. Ha perfettamente senso quindi che il suo nuovo potere sia il rovescio del vecchio, e che non somigli per niente a quello di sua madre, una strega empatica che usava il suo potere per infliggere disperazione e vergogna nei malcapitati.
Questo era il suo sogno: aiutare le persone le cui menti erano inquiete, che erano intrappolate nei loro stessi labirinti, o abbandonate sul ghiaccio fragile. […] Portare via l’odio a qualcuno e basta sarebbe stato rubare una parte della sua anima. Ma forse Sarai poteva aiutare le persone a lasciarlo andare di propria volontà, poteva guidarle, mostrare loro nuovi scenari, creane nuove porte, nuovi soli.
Questo è lo scopo di quanti fanno dell’altruismo una vocazione, e credono che l’odio, anche quello sepolto in profondità sotto strati d’inconscio, possa essere trovato e rimosso come una spina di legno dalla carne. Da questo deriva la pace, qualunque essa sia.
CONCLUSIONI
Musa degli Incubi è un buon libro. Avendo peraltro aggiustato il tiro in termini di varietà tonale (particolarmente utili, a questo scopo, i bizzarri sogni di Minya e l’esperienza agrodolce di Nova) non vi ho trovato difetti notevoli, se non il deciso stallo della narrazione nella sua prima metà, e una certa affettazione della scrittura, con effetti talvolta nauseanti; entrambi comunque giustificati dal genere.
Il romanzo chiude questa corposa parentesi narrativa; ma il mondo dei Mesarthim si è allargato a dismisura sotto i nostri occhi, arricchendosi di nuovi, affascinanti dettagli. Forte è il sospetto (e la speranza) che l’autrice torni a scriverne in futuro.
